28 novembre 2008

La gallina con la pelliccia

Mi trovavo in chiesa. Si vabbé non è un posto che frequento solitamente, ma mi ci trovavo. Lasciamo perdere il perché, possono essere tanti i motivi per cui un giorno di novembre ti ritrovi a respirare incenso: matrimoni, comunioni, battesimi e compagnia bella... Ecco, era una di quelle occasioni e me ne stavo in piedi con le spalle al muro, gli occhi vaganti fra le splendide navate di una cattedrale colma all'inverosimile di fedeli. La voce gracchiante del parroco raccontava parabole lunghissime che proprio non riuscivo a seguire e un'altra voce sottile e irritante cinguettava ininterrottamente alla mia sinistra.
Era la gallina con la pelliccia.
La signora in questione ha circa 55 anni. È sempre fresca di parrucchiere, si spruzza addosso ogni mattina un disgustoso profumo di vaniglia e indossa un pellicciotto intorno al collo che serve per ricordare alle sue tre amiche oche quanto guadagna suo marito. Lo ribadisce sempre, soprattutto in chiesa, sottovoce, durante la funzione. La gallina ha due figli, un maschio e una femmina che lavorano e guadagnano bene, ma la signora non sa che lei è in cura da uno psicoterapeuta e lui la sera esce per strada a cercare travestiti. Suo marito la cornifica ripetutamente, ma la casa in montagna e quella al mare le permettono di chiudere un occhio sulla sua triste vita sentimentale. Non fa la stessa cosa con quella degli altri. Durante la funzione la osservo. Scheda tutti i presenti e racconta alle sue amiche paperelle della moglie del gioielliere che se la fa con il commesso, di quella del tabaccaio che è ingrassata come una balena, della ragazza che canta nel coro che una sera l'hanno vista in macchina con uno sconosciuto... Parla del suonatore di organo che non azzecca una nota e infine del prete che... insomma, questa è grossa e in chiesa non la posso proprio dire, ma voi avete capito bene a cosa mi riferisco...
Trascorre così il tempo della funzione e arriva il momento della comunione. Non credo ai miei occhi quando vedo la gallina e le tre amiche paperelle legarsi uno scialle sul lavoro del parrucchiere e procedere dimesse verso il distributore automatico del corpo di cristo.
E così, anche oggi, la mano del sacerdote consegna la santità a quattro mentitrici che non hanno coscienza della grande pericolosità di un'esistenza così misera...

Mettiamola così...


Mettiamola così, piuttosto che scrivere stronzate preferisco non scrivere. Sono giunto a questa conclusione dopo averci pensato per qualche annetto. Dopotutto non me lo ha mica prescritto il medico di aprire un blog e scriverci dentro. Così dopo averci riflettuto a lungo, anche se non in maniera spasmodica, ho capito che in effetti ci sono delle cose che mi piacerebbe raccontare, o meglio, ci sono delle persone che mi piacerebbe raccontare. Sono quelle che incontri per strada o in metropolitana o quando fai la fila alle poste o chennesò mentre sei in attesa dal medico. Sono sempre le stesse. Cambia un po' l'accento, la statura, ma sono sempre loro e sono così simili a sé stesse che se ne potrebbe quasi tracciare un ritratto, un identikit, ecco si, proprio quello. Un identikit...