04 ottobre 2009

No comment


Driiiinnn!!!

- Pronto!
-Buongiorno, sono Salvatore della rivista State Sobri se Potete...
-Interessante...
-Grazie! Senta io sto cercando il dottor Cruschetti per un'intervista...
-Non c'è!
- Caspita! Senta se richiamo fra mezzora lo trovo?
- Se ha tempo da perdere...
- Come sarebbe a dire "se ha tempo da perdere"? Se mi dice che non lo trovo, non chiamo...
- Guardi che io non lo so mica cosa fa il dottor Cruschetti!
- Capisco, ma io le sto chiedendo solo quando posso trovarlo...
- Senta un po' caro signore, ma mi ha preso mica per la sua segretaria?
- La mia?
- No, quella di Cruschetti!
- A dire il vero non saprei, io ho fatto l'interno di Cruschetti e mi ha risposto lei...
- Sì, ma io l'ho fatto per cortesia. Passavo e ho risposto! Mica prevedo il futuro io!
- Beh, quand'è così...
- Insomma, uno risponde per essere gentile e qui ti scambiano per segretaria e ti dettano gli appuntamenti. Ma dico! Ma secondo lei, io sono una segretaria? Maleducato!
- Signora, guardi che io non intendevo minimamente...
- Senta, non dica niente che peggiora solo la situazione... Ma guarda un po' che pretese. Anzi, sa che le dico? Chiami pure quando le pare che io anche se passo, non rispondo più!

Click!

....

11 settembre 2009

Sempre di corsa


Driiinnnn!!!

- Pronto?
- Pronto Salvatore sei tu?
- Sì, sono io. Con chi ho il piacere di parlare?
- Ciao sono Caterina... Startup Commiunichescion...
- Ma ciao Caterina, da quanto tempo, come stai?
- Bene bene, grazie. E tu? Senti ti chiamavo per chiederti se vieni all'evento di questa sera. Non ho ancora ricevuto la tua conferma...
- Sì Caterina, è vero. Ma questo spiega esattamente come stanno le cose...
- Cioè?
- Cioè che non vengo... Guarda sono incasinatissimo...
- Dai Salvatore, non dirmi che sei in chiusura... me lo hai detto cinque giorni fa anche per la conferenza stampa sul fungo porcino ambrato dai riflessi giallini...
- Ma era vero. Credimi non riesco a muovermi, sono molto preso...
- No, no, ti capisco... anche noi ci stiamo ammazzando di lavoro, non abbiamo un attimo di respiro. Pensa che stamattina mentre chattavo su messenger con mia cugina che abita a Firenze, ha squillato il telefono, è arrivato un corriere e in quello stesso momento il mio responsabile mi ha chiesto di fotocopiargli 20 pagine!
- Perdindirindina!
- E come se non bastasse in quel preciso momento, comincia a squillarmi il cellulare!
- Ecco, vedo che comprendi...
- Sì, è vero. In questo periodo di crisi ormai lavoriamo tutti come dei matti. Poco fa ho fatto il test su facebook: "2.848 domande veloci per conoscere la tua personalità e prevedere il tuo futuro prossimo"
- Cavolo, una cosina rapida. E cosa ti è venuto fuori?
- Macchè non sono riuscita a finirlo! Il mio capo continuava a interrompermi ogni cinque minuti!
- Pazzesco, non c'è il minimo rispetto per il lavoratore!
- Proprio così Salvatore. Cercano di spremerti fino alla fine. Ma La stessa cosa accade un po' ovunque. Pensa che il test che ho fatto ieri: "82.000 domande rapide per capire se ami davvero il tuo lavoro" mi ha dato uno score di 5480! Ed è stato il punteggio più alto fra tutte le mie colleghe dell'agenzia! Poi ti mando il link... ho catturato la schermata...
- Notevole Caterina, ma cosa indica quel valore? Voglio dire... quindi tu ami il tuo lavoro?
- A dire il vero non l'ho capito. Ma il punteggio era alto...
- Beh, allora... Vabbene Caterina. Mi ha fatto piacere la tua telefonata, ma ora devo proprio lasciarti... ho una marea di cose da finire...
- Ok, ok. Quindi stasera non ci sei proprio? Guarda che ci sarà pure lo chef Gianmattia Salamella, e farà dei piatti solo per gli ospiti...
- Cavolo, quanto mi dispiace. Ma non posso proprio! Tu però, mi raccomando, mandami il comunicato...
- Puoi scommetterci! Vabbene allora, continuo a seminare zucchine su farmville... che vita...
- Una vitaccia Caterina...
- Davvero...
- Clic...

25 agosto 2009

Rientri


Le due ragazze dell'Oltrepò hanno ancora la spiaggia attaccata alla pelle. Salgono in treno con i loro sandali, perline e vestiti chiari che mettono in risalto l'abbronzatura.

Non hanno ancora deciso di aprire gli occhi per vedere quello che le circonda e per questo tengono sul naso degli osceni occhialoni da sole che fanno a pugni col grigiore del cielo.

Sono le 6:45 di mattina del 24 agosto. Il primo lunedi di lavoro dopo le ferie.

– Stavamo in spiaggia fino all'una – racconta quella con i capelli lunghi e ricci – poi andavamo a mangiare qualcosa all'aperto, dopo riposino e di nuovo a mare...

– Io ho conosciuto uno. Un cameriere di Napoli che era la copia sputata di Raoul Bova...

Il treno continua la sua corsa (ma sulla linea Milano-Pavia “corsa” è una parola grossa. Passeggiatina panoramica direi piuttosto).

A quest'ora fa ancora freschetto e, come da manuale, sul treno hanno acceso l'aria condizionata al massimo.
La tipa con i capelli biondi e lisci si mette sulle spalle un giacchettino di jeans.
Lo stesso che il suo cameriere preferito le appoggiava sul collo delicatamente la sera, in riva al mare, sussurrando paroline che un diabetico ci sarebbe rimasto stecchito.

– Però che vita che facciamo – dice la riccia. - Non mi sembra vero che adesso arriva l'inverno la pioggia, la neve, il freddo e dovremo aspettare un anno prima di poter respirare ancora un po' di aria di mare...

– Sarebbe bello mollare tutto e andarsene – dice la liscia. - Sveglia, treno, ritardo, lavoro ogni santo giorno...

– Permettete signorine? - Dice un signore anziano con i baffi e un cappello bianco che sembra un coltivatore di tabacco dell'Avana e in silenzio ha ascoltato tutta la conversazione.

Le ragazze si guardano come due dive che sono state interrotte sul set proprio nel bel mezzo della scena madre. Guardano il signore anziano con aria di sufficienza e fanno un cenno della testa come per dirgli: “Dai, su', spara...

– Sapete cosa ci vuole per godersi la vita e dare un taglio alla monotonia, signorine? Lo sapete?

– Cosa? - Rispondono all'unisono le ragazze?

– Coglioni, signorine! Coglioni e nient'altro!

Mi accorgo in questo momento che lo scompartimento è pieno di gente abbronzata, vestita d'estate che improvvisamente abbassa lo sguardo e comincia a guardarsi i piedi scuri di sole.

A pensarci bene anche io sono ancora piuttosto abbronzato.

Ma durerà poco.

Presto cambieremo di nuovo pelle e saremo tutti perfettamente intonati ai neon pallidi degli uffici...

28 luglio 2009

L'asino e il maiale


Qualcuno ha apprezzato il racconto del mulo e del contadino e allora, come si dice, mulo che vince non si cambia. Sì, qualcosa del genere. Insomma, ci riprovo.
Questa l'ho raccontata qualche tempo fa a una persona con la quale lavoravo e che prima di andare via. Di solito intorno alle quattro. Veniva a salutarmi ridacchiando del fatto che io mi fermassi in ufficio fino a tardi e lui, invece, che aveva un ruolo ben diverso dal mio, se ne andava tranquillamente a casa a spaparanzarsi sul divano...

Beh, un giorno gli raccontai la storia dell'asino e del maiale.

- Che brutta faccia! - Disse il maiale all'asino che era appena rientrato nella stalla dopo un'altra giornata durissima. - Cosa hai fatto oggi?
- Oggi abbiamo trasportato la legna che servirà per questo inverno – rispose il somaro.
- Cavolo! Interessante! - Ridacchiò il maiale rotolandosi distrattamente nel fango della stalla affianco. - Io invece, oggi ho dormito tutto il giorno e mi hanno servito pure tre pasti!
- Io mangerò la mia solita razione di fieno e poi schiaccerò un pisolino. – Rispose il somarello tenendo gli occhi bassi.
- Perbacco, che bella vita che fai! Hai lavorato come come un mulo (non è una battuta. Il maiale disse proprio così) e mangi anche una sola volta al giorno!
- Beh, in fondo mi basta. - Rispose il ciuco.
- Che tristezza che mi fai compare asino! Ti spezzano la schiena, di danno da mangiare un piffero e tu sei pure contento!
- Non ho detto che sono contento. Ma sono grato e convivo serenamente con il fatto di essere nato asino...
- Io invece sono felicissimo di essere nato maiale. - Rispose grugnendo il suino. - Nessuno controlla quello che faccio, non ho rotture di scatole, il padrone viene ogni tanto a grattarmi la testa e mangio pure come un porco!
- È vero, compare maiale – rispose timidamente il somarello, alzando appena lo sguardo – però c'è una cosa che tu non hai considerato...
- E cosa sarebbe questa cosa? - Sbottò incuriosito il porcello.
- Una cosa semplice – rispose l'asino. - Solo un piccolo particolare...
- Sono tutt'orecchi compare somaro. Dimmi tutto...
- Vedi amico mio... E' vero che io mangio poco e mi spacco pure la schiena. Però... tu non sei quello dell'anno scorso...

21 luglio 2009

Il mulo e il contadino...


Un anziano contadino, un giorno facendo due calcoli, si rese conto che nella sua fattoria, quello che mangiava e costava più di tutti era il mulo. Non pensò a quanto lavoro facesse per lui la povera bestia e neanche al fatto che a fine giornata lo portasse in groppa fino a casa. No. Quello che pensò la sua fredda mente matematica fu che il mulo costava troppo. Punto!

Ebbe così un'idea: dimezzare al quadrupede la razione di cibo.
La balla di fieno che l'animale consumava ogni giorno fu portata così a metà, eppure la bestia continuò a lavorare come aveva sempre fatto. Ma in fondo, lo sanno tutti, i muli non si lamentano.

Vedendo che con meno cibo la bestia lavorava ugualmente, il furbo contadino decise che poteva ottimizzare ulteriormente i costi dimezzando ancora la porzione di fieno. In questo modo non solo avrebbe risparmiato, ma avrebbe anche potuto guadagnarci sopra qualche cosina.

Così quella sera mise nella mangiatoia del povero mulo solo un quarto della solita balla di fieno.

Il contadino era al settimo cielo, il suo esperimento stava funzionando. "Ecco come risanare le casse" si disse. "Basta ridurre il cibo del mulo e i conti tornano!"

L'animale intanto era diventato più taciturno del solito e se prima ogni tanto ragliava, ora se ne stava zitto e trasportava con sguardo assente i grossi pesi che il suo padrone continuava a caricargli sulla schiena.

Vedendo che la sua tecnica funzionava egregiamente, il contadino pensò che forse, riducendo sempre di più il fieno, avrebbe potuto perfino addestrare il suo mulo nell'ardua impresa di vivere senza mangiare.

"Questo sarebbe il massimo" confidò il furbastro a un amico di bevute una sera che giocavano a tressette e bevevano vino davanti al fienile stracolmo.

Detto fatto. Dimezzò ancora una volta la cena dello sventurato quadrupede e il mattino seguente lo sottopose di nuovo a una estenuante giornata di lavoro.

"Domani sarà l'ultimo giorno" Si disse orgoglioso il contadino. "Domani il mulo non avrà nulla per cena. Ma sono convinto che ormai si sarà così abituato che non si lamenterà per niente".

E invece, il giorno dopo il contadino trovò il suo mulo morto stecchito.

"Che peccato!" pensò. "E' morto proprio adesso che ero riuscito a farlo stare digiuno! Mi sa che era malato..."

Il contadino non capì mai perchè il suo mulo era morto e non lo hanno capito neanche tutti quei contadini che in questo periodo lasciano muli agonizzanti per le strade di Milano, Torino, Roma, Napoli e compagnia bella.

13 luglio 2009

Tagliare i costi


- Ok, qui bisogna darsi una regolata! - Dice il direttore supremo, guardando dall'alto in basso, il vicecapufficio. - Le ho chiesto ieri di inviare un plico urgente e non l'ha fatto!
- Ha ragione signor general... hem... direttore, ma abbiamo un problema serio...
- Sarebbe?
- La stampante non funziona!
- Cavolo, questo è un bell'intoppo! Ma da quando?
- Circa due settimane!
- Occavolo! E nel frattempo abbiamo avvisato qualcuno?
- Certo! La segretaria si è accorta del disservizio martedì scorso e mi ha prontamente segnalato la cosa...
- Bene...
- Allora io, mercoledì, ho subito fatto presente al nostro tecnico che urgeva una soluzione rapida...
- Bene...
- Il tecnico giovedì ha prontamente chiamato il servizio assistenza di Lexson!
- Cavolo! Qui siamo davvero efficienti! E poi?
- La Lexson venerdì stesso ha inviato il preventivo di spesa!
- Signor vicecapufficio, continui!
- Lunedi mattina il tecnico mi ha girato il preventivo di spesa ed io (badi bene) IN GIORNATA, l'ho passato in amministrazione!
- Signor vicecapufficio, qui scatta l'applauso!
- Grazie direttore!
- Sì, ma la stampante non funziona ancora!
- Le spiego. L'addetta alla fatturazione era malata ed è rientrata mercoledì. Ma giovedì mi ha comunicato che la spesa di 480 euro era già stata approvata. Allora io ho prontamente avvisato il nostro tecnico per comunicare all'assistenza Lexson che l'operazione poteva andare avanti. Ma eravamo già a venerdì e abbiamo dovuto attendere lunedì mattina per inoltrare la richiesta. Ci hanno assicurato che entro giovedì, cioè domani, vengono a operare sulla macchina!
- Quindi domani la stampante sarà di nuovo funzionante?
- Immagino di sì signor capitan... hem... direttore...
- Immagina?
- Sono sicuro signor maresciall... hem direttore! Dopotutto devono solo cambiare una cartuccia d'inchiostro!
- Una cartuccia di inchiostro! E noi teniamo ferma la stampante per due settimane e paghiamo 480 euro per cambiare una cartuccia d'inchiostro?
- Ebbene sì signor colonnell... hem direttore...
- Non ci siamo! Qui dobbiamo assolutamente prendere provvedimenti seri...
- Come vuole signor brigadier... hem direttore...
- Licenziamo la segretaria!
- Sarà fatto sua santit... hem direttore... sarà fatto!

30 giugno 2009

Effetti della crisi



- Senta Francesconi, io non ci voglio girare troppo intorno...
- Mi dica tutto Direttore, sono arrivato di corsa appena mi ha fatto chiamare...
- Le dico subito. Le cose stanno così. Lei sa che non è un bel periodo. Non si fa più pubblicità e di conseguenza a noi arrivano meno commesse. Inoltre la nuova proprietà ha visto i conti e ha deciso di tagliare drasticamente i costi...
- Immaginavo qualcosa del genere Direttore. Sono tempi duri. Mi sa che dovremo fare a meno di qualche grafico...
- No, no, Francesconi... Quelli non ci preoccupano. Sono ragazzi che guadagnano 1.000 euro al mese con contratti a progetto, cosa vuole che incidano sul nostro budget...
- Tagliamo qualche copy Direttore? Ne abbiamo uno su ogni progetto...
- Vede Francesconi... I copy studiano i pay-off delle pubblicità, mettono a posto i testi, sono l'anima di questo lavoro. Lei sa che una pubblicità con uno strillo giusto può conquistare il cliente e il pubblico...
- Le segretarie? Seghiamo un paio di segretarie e spalmiamo il lavoro fra quelle che sono rimaste...
- Le paghiamo 800 euro Francesconi, dovremmo eliminarle tutte per raggiungere quello che lei guadagna in un mese...
- Io?
- Sì, lei, Francesconi. Lei guadagna 8.000 euro al mese, no?
- Non capisco direttore. Perché mette in mezzo il mio stipendio? Io lavoro in questa agenzia da 15 anni...
- E non ha mai imparato a usare il computer!
- Ma io sono un Art Director!
- Lo so Francesconi, ha centrato il problema...
- Non capisco Direttore...
- Le spiego meglio. Lei cosa fa la mattina quando arriva in ufficio?
- Controllo la posta, vedo a che punto sono i lavori...
- Questa parte mi piace. Approfondiamola. Se ci sono dei testi da sistemare cosa fa?
- Chiamo il copy!
- Se bisogna realizzare un'illustrazione?
- Chiamo un grafico illustratore!
- Se deve fare una brochure?
- Chiamo un grafico impaginatore!
- E per un'immagine 3D?
- Chiamo un grafico 3D!
- E se deve contattare un cliente?
- Chiamo la segretaria!
- Vede dove sta il problema Francesconi... Lei per fare qualcosa, ha bisogno di chiamare qualcuno che la sa fare...
- Ma io li coordino, approvo quello che fanno o mando indietro i progetti
- Però non è in grado di eseguire modifiche...
- Io faccio gli schizzi su carta...
- Su carta? Questo è un altro problema. Possibile che non ha mai pensato di imparare a usare il computer in modo da mettere le mani fisicamente su un lavoro?
- Ma io sono un Art Director! Io faccio questo lavoro da 20 anni e lavoro qui da 15!
- Mi sa che noi dovremo rinunciare alla sua presenza Francesconi... Se questo la fa star meglio, sappia però che in questo modo salviamo 10 segretarie...
- Me ne frega niente a me delle segretarie!
- Lo so Francesconi, questo è un altro problema...
- Ma adesso cosa faccio, Direttore?
- Fossi in lei imparerei un mestiere, Francesconi... Qualunque cosa, ma mi creda: forse è proprio arrivato il momento...

24 giugno 2009

Quand'è così...


Milano, metropolitana, linea gialla...

- Mamma, me lo avevi promesso!
- Hai ragione Deborah (con la acca aspirata), ma non puoi aspettare ancora qualche mese…
- Qualche mese? Ma allora scusa, tutti i sacrifici che ho fatto per essere promossa!
- Ma lo hai fatto per te, per il tuo futuro…
- Futuro? Mamma, ci seiiii? No, dico! Ti rimangi quello mi hai promesso? No, scusa, vuoi dire che sto capendo bene?
- Ti chiedo solo di aspettare qualche mese, Deborah (con la acca aspirata). Tuo padre rischia di rimanere senza lavoro e noi dobbiamo…
- Ok, mamma. Va bene mamma. Fammi diventare lo zimbello della compagnia! Lascia che resti sola come un’appestata…
- Ma dai Deborah (con la acca aspirata)! Ma cosa c’entra! Ma cosa vuoi che sia un telefono!
- Un telefono?! Mamma, sto capendo bene? L’iPhone non è un telefono! E poi ce l’hanno tutti i miei amici. Mi dici che figura ci faccio se in comitiva io sono l’unica a non averlo? Dai, su! Me lo dici?
- Ma Deborah (con la acca aspirata)! Costa 600 euro! Porca miseria!
- E se io mi drogassi? Se diventassi anoressica? Se cadessi in depressione perché rimango senza amici? Quanto ti costerebbe? Dai dimmelo! Su! Rispondi!
- Ma sei impazzita?
- No mamma, non lo sono. Qui si tratta di fare i conti con la realtà. Tu e papà siete rimasti troppo indietro. Aggiornatevi! Ormai il mondo è tutto su Google! Le relazioni corrono su Facebook! I temi viaggiano in Rete, le lezioni si preparano su Wikipedia
- Deborah (con la acca aspirata)! Non ho capito un accidenti!
- Ti sto dicendo che il mio futuro è strettamente legato all’iPhone! Io non so se il prossimo anno potrò iscrivermi all’università senza una cavolo di iPhone!
- Accidenti Deborah (con la acca aspirata). Hai voluto quel lampadario sull’ombelico e non ho detto niente, il tatuaggio sulla schiena e non ho detto niente, ti mando anche a fare le vacanze da sola con i tuoi amici, ma non ti sembra abbastanza?
- Mamma, se vuoi investire sul mio futuro e farmi crescere serena e senza turbe mentali, lo devi fare! L’iPhone mi serve per studiare, capisci?
- Per studiare?
- Sì, per studiare!
- Quand’è così…
- Ecco, mamma. Vedi che quando vuoi mi capisci?
- Ma Deborah (con la acca aspirata)! Io prendo 500 euro al mese, dovrò fare qualche straordinario…
- E’ solo un piccolo sacrificio per la tua bimba che ti da’ un sacco di soddisfazioni! Non diciamo nulla a papà, dai sù…
- Beh, se ti serve per studiare…
- Certo Mamy, cosa credevi…

11 maggio 2009

Strani auguri



Driiiiinnnn

- Pronto...
- Ciao Salvatore!
- Ma ciao Giulio, che piacere sentirti!
- E' vero! Cavolo è una vita!
- Che bello che ti sei ricordato!
- Ricordato? A si, hehehe...
- Allora, cosa mi racconti?
- Nulla di speciale Salvatore, le solite cose e... i soliti problemi con il computer...
- ...
- Ho fatto una cazzata e ora non so come uscirne!
- Le cazzate servono a farci rimanere giovani, Giulio.
- Si ma a me questo computer mi toglie anni di salute e solo tu puoi aiutarmi...
- Addirittura! Comunque non so se ti ricordi Giulio... ma io non scrivo di computer ormai da due anni e a dirtela tutta... Non ne sento neanche la mancanza...
- Ti faccio perdere poco tempo dai, solo tu puoi aiutarmi...
- Immagino che a questo punto, dirti che adesso mi interesso di vini, birre e cibo a te non interessi un cazzo, vero?
- Come? Scusa è andata via la linea. Allora ti spiego: io avevo la posta con Alice ma poi sono passato a Tiscali e quelli mi hanno detto che devo avere la posta di Tiscali, ma io volevo quella di Alice. Allora ho chiamato Alice per dire che voglio la posta di Alice su Tiscali, ma mi hanno detto che per averla devo ritornare ad Alice, allora ho scritto a Tiscali ma mi hanno detto che devo pagare una penale...
- Cavolo, Giulio sono 10 anni che mi chiami perché hai problemi con il computer e in questo lasso di tempo devo dire che di progressi nei hai fatti a vagonate...
- Faccio il possibile, Salvatore...
- Tu insegni sempre alle elementari Giulio?
- Si si, sempre. E chi mi sposta! Sono di ruolo...
- Ma non hai mai pensato di seguire un corso, aggiornarti, sai anche per una questione di rispetto verso i tuoi alunni...
- Ad avere il tempo, Salvatore! Pensa che tra lezioni e correzioni dei compiti a volte mi vanno via anche sei ore al giorno!
- Cavolo! Addirittura sei ore! E poi si sa, quei tre mesi di ferie estive volano in un attimo...
- Guarda non me ne parlare...
- No, no, non te ne parlo.
- Senti, ma questa cosa ora come la risolvo?
- Quale?
- Quella della mail di Alice?
- Semplice: se rivuoi la mail di Alice ripassa ad Alice, se vuoi tenerti quella di Tiscali allora rimani con Tiscali.
- Dici?
- Dico.
- Nessuna possibilità di risparmiare?
- Se vuoi, puoi venirla a controllare a casa mia...
- Cavolo Salvatore sei un amico!
- Scherzavo.
- Ok.
- Comunque...
- Dimmi...
- C'è una cosa su Internet che si chiama Gmail. Ti faccio lo spelling: G di grande, M di merda, A di assolutamente, I di ignorante, L di lasciami perdere.
- Grazie mille Salvatore. Non ti rubo altro tempo. Domani mi faccio spiegare come funziona questa cosa da uno dei miei alunni.
- Bravo, fai così. Ti stimeranno tanto.
- Grazie mille per la dritta! Vedi che è sempre utile avere un amico che lavora nell'informatica?
- Grazie mille anche a te Giulio!
- E di cosa?
- Di esserti ricordato che oggi è il mio compleanno. Sai non ci speravo proprio...
- Beh, fra amici...
- Certo, fra amici. Un'ultima cosa Giulio. La prossima volta che hai un problema col computer, scrivi a una rivista di informatica...
- Ma dai, così mi pubblichi?
- Tranquillo Giulio, ti ho già pubblicato! Contento?

27 aprile 2009

Zio Antonio



Zio Antonio ha la fronte scavata come i solchi della sua vigna e le mani segnate da mille stagioni di freddo e neve e caldo torrido. Per lui Milano è il Duomo e Roma è il Colosseo, ma conosce a memoria ogni zolla della sua terra e sa come si parla a un albero dopo la potatura.

Zio Antonio ti guarda sempre negli occhi quando parla e anche se la sua voce non è più quella tuonante che rimbombava nell'aria tante primavere fa, arriva lo stesso, diretta e forte, sotto la corteccia del tuo animo.

- Che si dice a Milano? - Mi chiede. E io rispondo che si lavora. Ci rifletto a lungo prima di parlare, ma non mi viene in mente altro. Mi dice di stare attento, che alla televisione si sentono tante brutte cose e lui proprio non se le spiega.
- Devo farti assaggiare il vino nuovo. - Aggiunge poi per sdrammatizzare e io vedo i suoi occhi opachi accendersi improvvisamente di una luce intensa. - Senti se ti piace. Questa è la vigna che piantò il tuo bisnonno. Il nonno l'ha curata e io le ho dedicato tutta la vita. - Poi guarda fuori dalla finestra, ma sono sicuro che non vede la gente che passa. - Quanto sarebbe bello - continua. - Quanto sarebbe bello se ritornaste tutti, qui nella vostra terra e io potessi farvi vedere come si piega la vigna e si scelgono i grappoli buoni...

Io lo guardo e penso a quanto sia innaturale e blasfema la vita che conduco, spostandomi sotto le viscere dell'asfalto per andare a lavoro, respirando odori di marcio, di sporco e di folla e guardando fette di cielo attraverso le sagome di palazzi grigi.

Quando zio Antonio parla io cerco di non perdermi neanche una delle cose che dice. Ne bastano 100 di parole per descrivere il suo mondo e io che di parole ne conosco tante di più e che ogni giorno le uso come mattoni per costruire frasi da vendere, mi accorgo che in fondo la sua vita semplice, ricca e dura è stata tanto più vera della mia.

Parliamo del tempo, delle stagioni, del vino e sorridiamo. Poi lo saluto, ci abbracciamo e lui piange. Proprio come facevo io da bambino tutte le volte che lo salutavo.

- Chissà quando ci vedremo la prossima volta – mi dice.
- Presto! - Rispondo. - Ho un po' di ferie arretrate e prima di quanto pensi ti faccio un'improvvisata!
- Ti aspetto! Mi raccomando...

Mentre vado via non mi accorgo neanche che sta piovendo.

Il traffico, il lavoro, i ritmi serrati, la folla, la scrivania, l'agenda, l'evidenziatore, sono solo stupidi nomi che hanno perso qualunque parvenza di significato.
È strano come ci siano persone che riescono a riscaldarti dentro soltanto perché esistono...

13 aprile 2009

Filo interdentale


Discorso catturato in treno, fingendo di ascoltare l’iPod.

Protagoniste:
Due ragazze molto curate e appariscenti.


- Voglio farti conoscere un mio amico:
- No, guarda non m’interessa.
- Ma se non sai neanche com’è fatto…
- OK. Com’è fatto?
- Ha un appartamento a Sanremo.
- Figo!
- Allora vuoi conoscerlo?
- Magari più in là. Sai… sono uscita un paio di volte con uno…
- Ma dai! Com’è?
- Uno e novanta. Cardiochirurgo. Porche…
- Figo!
- Si ma non ci esco più…
- Come mai?
- Si veste da schifo!
- Noooo!
- Purtoppo si…
- Beh, ma non puoi farglielo notare?
- Già fatto. Più di una volta gli ho fatto notare velatamente l’urgenza di rifarsi il guardaroba. L’altra sera a cena l’ho buttata lì. Gli ho detto che conosco un outlet dove si fanno dei buoni affari. Ho insistito e si è segnato pure il nome, ma non sembrava interessato...
- Che peccato! Ma come si fa?
- Lo dico anche io. Questo poi poteva essere l’uomo perfetto. Ricco. Carino. Figlio unico. Orfano, senza suocere rompicoglioni e invece... smonta tutto il mio entusiasmo vestendosi in quel modo…
- Ma fammi un esempio dai. Dimmi una cosa strana che si è messo…
- Non ci riesco. È tutto stonato. Colori che non vanno. Scarpe che fanno a pugni con la cintura. Camice che non ne parliamo… è un disastro completo!
- Ma tu non puoi seguirlo in questa cosa? Dargli una mano…
- Ci ho provato. È una battaglia persa. Io sono un’esteta. Non posso uscire con uno palesemente vestito fuoritono. Tantopiù che questa è la prova lampante che di me se ne frega, non ci tiene abbastanza. Perché scusa, in fondo se per te una giacca vale l’altra e un colore non ti cambia la vita, allora fallo per me. Mettiti una camicia che mi piace, una scarpa che mi piace, almeno mi fai felice. Ma che cazzo, io il tanga che sembra un filo interdentale alla fine l’ho comprato per lui! Si ma tanto non lo vedrà mai.
- Hahahahah. Certo però che è molto triste che ci sia gente tanto superficiale in giro.
- Superficiale! Ecco, è proprio questa la parola giusta. E tu pensa che ‘sto tale è un neurochirurgo ingambissima…
- Guarda, mai fidarsi delle apparenze…
- Mai fidarsi… è proprio vero. A proposito. Il tuo amico che vuoi presentarmi. Come si veste?
- Griffato da paura!
- Figo!
- Strafigo!
- Quand’è che me lo porti che mi metto il filo interdentale fra le chiappe e lo stendo?
- Hahahah...

06 aprile 2009

Il peladrone


- Ciao Carmela, che piacere rivederti.
- Il piacere è mio Salvatore. Ti trovo bene...
- Grazie. E tu, come stai? (Domanda retorica. Lei non la trovo per niente bene. È invecchiata. Tanto. Qui al Sud le donne invecchiano prima. A 40 anni alcune ne dimostrano 60. È un vero peccato.)
- Io sto abbastanza bene – mi dice senza convinzione – ma qui non succede mai niente. È sempre la solita vita: casa, lavoro, figli...
- A proposito di figli. Come sta Davide? (Noto nel suo sguardo una smorfia di sofferenza)
- Sta bene. Diciamo così...
- Come mai quel tono? È successo qualcosa?
- No, il guaio è che non è successo niente.
- Ma ha finito gli studi?
- Si, si. Si è diplomato da ragioniere quattro anni fa.
- Bene! E adesso cosa fa?
- Nulla! Sta a casa...
- Come, sta a casa?
- Proprio così. Sta a casa. Io mi alzo alle quattro di mattina per andare a lavorare in campagna e lui si sveglia alle due di pomeriggio. A volte anche alle tre, quando io ritorno...
- Ma come mai?
- Sai... qui di lavoro non se ne trova. Ha fatto delle domande. Gli hanno promesso dei posti. Il maresciallo lo ha fatto anche parlare con un suo collega, stiamo cercando di farlo entrare nell'arma...
- Ma nel frattempo?
- Niente. Nel frattempo dorme fino a tardi. Poi la sera esce con gli amici. Ma qui per i giovani non c'è nulla. Fanno avanti e indietro con le moto...
- Si è comprato la moto?
- Gliel'abbiamo regalata per il diploma.
- Scusa Carmela. Ma la moto come la mantiene?
- Giovanni gli mette di nascosto i soldi nel portafogli, così quando è con gli amici non si sente da meno.
- Ma perché non lo portate con voi in campagna? Potrebbe darvi una mano...
- Ma Salvatore. Cosa dici? Lui è ragioniere! Lo abbiamo fatto studiare apposta per fargli cambiare vita e adesso lo portiamo a lavorare in campagna! In campagna la vita è dura e lui non è abituato...

Per un attimo cerco di raccogliere i pensieri e ordinarli in maniera logica. Ma non ci riesco. Non ci riesco proprio. Penso alla voglia di riscatto sociale che per alcuni genitori si trasforma in “ricatto” sociale e penso a giovani braccia che non riescono ad afferrare la vita e aspettano dormendo un posto che non arriverà mai...

- Perché non cerca qualcosa da qualche altra parte? Qui ci sono mille abitanti e 50 sono ragionieri...
- Ma io sono sua madre. Non gli posso mica dire di andarsene via di casa...
- Ma lui cosa dice?
- Adesso gli abbiamo comprato anche il computer e gli abbiamo messo internét. Dice che così riuscirà a trovare qualcosa. La notte quando torna sta sempre lì davanti. Io non ci capisco niente di quelle cose. Speriamo che non gli faccia male...
- Sai Carmela, io non penso che internét gli faccia male...
- Salvatore, ma tu lo potresti aiutare a trovare qualcosa? Magari anche un bel posto da bidello, in una scuola. Se tu lo aiuti io da te ce lo mando...
- Io non posso aiutarlo Carmela. Io non potrei sopportare l'idea che un ragioniere come lui si riducesse a fare il bidello...

Mentre vado via, ripenso alle tante Carmela che si spaccano la schiena in campagna, ai tanti Giovanni che mettono di nascosto i soldi nel portafogli dei figli e ai tanti Davide che dormono fino alle due e condannano a morte certa una terra disperata che non riesce a mettersi in piedi...

23 marzo 2009

Il punto della situazione


- Ragazzo, va bene le metafore e compagnia bella. Ma qui la verità è una sola: sei morto!
- Ma come sono morto, ieri sera quando sono andato a letto ero vivo, stavo benissimo...
- Sembrerà strano, ma tutti quelli che muoiono prima erano vivi.
- Si ma io...
- Ragazzo ascolta, non è mia abitudine discutere, io non sono il tuo amministratore delegato e tu non stai contrattando un aumento di stipendio. Tu sei qui solo perché il tuo tempo è finito.
- Ma io non posso morire.
- È qui che ti sbagli ragazzo, tu puoi morire eccome. Qui se c'è uno che non può morire, sono Io. Ma siccome Io sono il Salvatore, posso fare quello che cavolo mi pare e piace. Posso anche, ma solo se mi va, offrirti una seconda possibilità. Però devi convincermi...
- Cosa devo fare per convincerLa?
- Rispondi alle mie domande. Ma non mentire. Inutile dirti che me ne accorgerei...
- Non ci pensavo minimamente. Le giuro su...
- Cominciamo bene. Non giurare ragazzo!
- Mi scusi, non volevo...
- Ok, ti perdono. Adesso ascoltami. Se stamattina tu ti fossi alzato come tutte le mattine. Cosa avresti fatto?
- Stamattina? Beh, mi sarei fatto una doccia, la barba, mi sarei vestito e sarei corso in ufficio. Sa, ho una serie di scadenze e sono in ritardissimo.
- Descrivimi tutto, senza omettere nulla.
- Beh, avrei preso la macchina e mi sarei tuffato in tangenziale. Avrei imprecato appena scoperto che c'era coda. Poi sarei entrato in città...
- E poi?
- Poi avrei imprecato ad ogni semaforo. Avrei cercato parcheggio e una volta in ufficio avrei preso il caffè con i colleghi parlando male di quelli che non ci sono ancora...
- Continua.
- Mi sarei tuffato subito nella bolgia delle telefonate e avrei guardato l'orologio ogni dieci minuti per controllare quanto tempo manca alla pausa pranzo.
- Ottimo! La pausa pranzo... cosa fai di solito durante l'ora di pausa pranzo?
- Vado a mangiare con i colleghi. Parliamo di calcio, di computer. Di come Drupal sia meglio di Joomla, di come mi ha risposto al telefono una segretaria stupida, di quanto sia difficile tirare avanti al giorno d'oggi...
- Ma tu sei, anzi. Tu ERI malato?
- No, assolutamente.
- Avevi qualche deformazione fisica?
- No, nessuna.
- Problemi in famiglia?
- Fortunatamente no.
- Ma la tua vita ti piaceva?
- Come?
- Rispondi!
- Si mi piaceva. È vero mi lamentavo spesso. Non ero mai contento e spesso mi sentivo solo...
- Cosa ti metteva di buon umore?
- Avere un aumento di stipendio. Ricevere un complimento dal mio capo. Comprarmi un telefono nuovo. Essere simpatico alle ragazze.
- Cosa avresti fatto stasera dopo il lavoro?
- Sarei andato a casa di amici a mangiare una pizza e passare la serata organizzando un torneo con l'Xbox...
- E poi?
- Beh, a fine serata sarei tornato a casa e mi sarei messo a guardare Facebook, avrei scritto due stronz... hem due cavolate. Avrei letto la posta, mandato delle email.
- Sai domani cosa cambierà nel mondo se tu non ci sarai?
- Poco.
- Nulla! Ci sarà solo una scrivania vuota e i tuoi colleghi si spartiranno il tuo temperamatite, la tua graffettatrice e il tuo rotolo dello scotch. Metteranno “povero” davanti al tuo nome tutte le volte che ti nomineranno. E dopo un po' non ti nomineranno neanche più...
- Tutto questo è molto triste.
- Sai cosa è veramente triste, ragazzo?
- Cosa?
- Per quasi quarant'anni ti ho regalato splendide giornate di sole. E tu neanche te ne sei accorto...

10 marzo 2009

Open space


Oggi ho da scrivere parecchio. Devo fare delle interviste e mi piace dare l'impressione che lo stia facendo da un piccolo ufficio, discreto, caldo e soprattutto silenzioso. Purtroppo queste caratteristiche mal si sposano col concetto moderno di open space, termine alla moda per indicare un gallinaio pensato fondamentalmente con uno scopo: risparmiare su porte e pareti.

- Pronto parlo con il dottor Ventura?
- Buongiorno, sono io ma non sono dottore. Con chi ho il piacere di parlare?
- Salve, sono Salvatore della rivista State Sobri Se Potete.
- Ma che onore! Conosco benissimo la sua rivista! La leggo tutti i mesi. Se le fa piacere mi chiami pure dottore, sa ormai mi sono abituato.
- Come preferisce, dottor Ventura. La chiamavo per quell'intervista...
- Ma certo, ma certo! A tale proposito volevo giusto dirle...
- (Galline fuori campo) MA NOOOOO! MA QUINDI HANNO ELIMINATO I FARIAS DA ICSFACTOR!
- Mi scusi dottor Ventura, non ho afferrato l'ultima parte della frase.
- Non si preoccupi. Dicevo, a proposito dell'intervista, avevo pensato che potremmo per esempio...
- (Galline fuori campo) MA LA MAIONCHI L'HAI VISTA COM'ERA CONCIATA?
- Ehm... Mi scusi ancora dottor Ventura. Io partirei subito con la prima domanda.
- Certo, partiamo pure, sono tutt'orecchi.
- Ecco, vorrei che mi raccontasse un po' dei suoi inizi. Quando ha cominciato la sua attività?
- Allora, ho capito che avrei sfondato nel mondo dei cavolini di Bruxelles già nel millenovecent...
- (Galline fuori campo) CHE BELLA QUELLA BORSA DELLA TERRY!
- (Galline fuori campo) MA NOOO!
- (Galline fuori campo) MA SIII!
- (Galline fuori campo) MA DAIII!
- Mi scusi di nuovo dottor Ventura. Ma oggi c'è il mercato proprio di fronte al mio ufficio E SEMBRA DI STARCI PROPRIO IN MEZZO!
- (Galline fuori campo) HO COMPRATO UN VESTITINO ALLA GIULY TUTTO FATTO DI TULLE!
- (Galline fuori campo) MA NOOO!
- (Galline fuori campo) MA SIII!
- (Galline fuori campo) MA DAIII!
- Che fastidio signor Salvatore, non si riesce proprio a parlare, sembra che tutte quelle voci arrivino proprio da dentro il suo ufficio.
- Si, in effetti è uno strano gioco di risonanze ACUSTICHE CHE DANNO L'IMPRESSIONE DI TROVARSI IN MEZZO A PIAZZA GARIBALDI A NAPOLI, NON SO SE HA PRESENTE!
- Certo, certo, conosco benissimo. Ma per favore non urli, signor Salvatore, io la sento benissimo...
- Ha ragione dottor Ventura, mi scusi. Ma continuiamo. Passiamo alla seconda domanda. Che consigli darebbe a un giovane imprenditore deciso a seguire le sue orme?
- Questa è molto interessante. Bene prima di tutto dovrebbe pensare che....
- (Galline fuori campo) STASERA VADO A PRENDERE DELLE SCARPE TROPPO BELLE
- (Galline fuori campo) MA NOOO!
- (Galline fuori campo) MA SIII!
- (Galline fuori campo) MA DAIII!
- ... In fondo sono queste le regole per iniziare.
- Molto bene, dottor Ventura, molto, ma molto interessante.
- Sono pronto per la terza domanda signor Salvatore, mi dica pure...
- Ecco, vorrei chiederle: quali grossi cambiamenti vede nel mercato dei cavolini nei prossimi anni?
- Guardi. Le confido una cosa che non ho mai detto a nessuno. Secondo me...
- (Galline fuori campo) .. E LUI Mi FA: MA SEI SCEMA? E IO GLI FACCIO: MA SCEMO SARAI TE!
- (Galline fuori campo) MA NOOO!
- (Galline fuori campo) MA SIII!
- (Galline fuori campo) MA DAIII!
- Direi di chiudere qui dottor Ventura. Poi se non le dispiace fra qualche giorno la richiamo, magari dopo le sei, possibilmente, QUANDO NON C'è IL MERCATO così possiamo chiacchierare con più tranquillità...
- Certo, certo signor Salvatore, certo. Ma mi dica la verità: lei non è in ufficio vero? Si trova in una cabina telefonica A PIAZZA GARIBALDI A NAPOLI, NON SO SE HA PRESENTE?
- No, dottor Ventura, purtroppo sono in ufficio. Glielo giuro. È solo uno strano, stramaledettissimo gioco di risonanze acustiche...

27 febbraio 2009

Il Macpod


Che ci crediate o no è andata così.
Sono in fila alla cassa di MacDonald. È una di quelle sere che hai fatto tardi e non hai voglia di cucinare, ma non hai messo in conto che delle 22 code disponibili ti è toccata quella più lenta. Vabbè, poco male. Ci si può divertire lo stesso.

Dietro di me due guardie giurate. Sono venute anche loro per un panino veloce, ma stasera questo posto di fast non ha assolutamente nulla. Per ammazzare il tempo mi metto ad ascoltare le loro discussioni. Pur volendo non potrei farne a meno.

- Minchia hai visto a quella? – Esclama uno dei due indicando al collega una ragazza che sta seduta a lavorare con il suo MacBook Air.
- La bionda? Quella col computer?
- Si lei. Ma quello non è un computer
- Come non è un computer, e che cos’è?
- È un Mecpod!
- Mecpod… a me mi sembra un computer!
- Perché tu non ti informi. Quello è una speeecie di computer. Però lo fa Appol
- E si chiama Mecpod?
- Esatto. Per la precisione: il Mecpod di Appol!
- Scusa ma che differenza c’è fra quello è uno normale?
- Che differenza? Ma stai scherzando? Tutto!
- Vabbè, ma fammi un esempio
- Allora, tanto per cominciare questo c’ha la memoria solida.
- E che vuol dire? È più resistente?
- Esatto. È solida, lo dice la parola.
- E poi?
- E poi questo non si scarica mai.
- Ma davvero?
- Si, si. Me lo ha detto un mio amico che si legge i giornali di computer. Perché lui è appassionato, sai. Lui ti prende il computer ti cancella tutto e poi ce lo rimette su da zero!
- Minchia!
- Puoi dirlo forte!
- Scusa, ma perché cancella tutto se poi ce lo deve rimettere?
- Vabbè tu non puoi capire…
- Senti, ma il Mecpod quanta memoria ha?
- Non tanta, però funziona bene.
- Ma quanta ne ha?
- Quattro megabait!
- Quattro megabait? Ma è buona?
- Basta e avanza! Sai quanti film che ci metti dentro?
- Quanti?
- Una valanga!
- Minchia!
- Certo che se pensi che una cosa così piccola c’ha la memoria dura ed è pure così potente…
- Lo so, fa un po’ senso vero.
- Cavolo se lo fa!
- Però, a me piaceva la bionda…

03 febbraio 2009

Una piccola news


Driiiiiinnnnn

- Pronto!
- Buongiorno, parlo con la redazione di State Sobri Se Potete?
- Certo, signora. Questa è la redazione in persona! Con chi ho il piacere di parlare?
- Salve sono Teresa del gruppo Lubrifica
- Ma che piacere! Mi dica tutto, come posso aiutarla?
- Ecco, io volevo sapere se ha ricevuto il comunicato stampa che le ho inviato nei giorni scorsi...
- Guardi, al momento non ricordo, può darmi una mano?
- Si trattava di un comunicato sui nostri nuovi cuscinetti per carrelli elevatori...
- Guardi signora Teresa, sto controllando proprio in questo momento, e in effetti il comunicato l'ho ricevuto, ma...
- Riesce ad essere così gentile da farci una news?
- No signora, purtroppo devo dirle che non è possibile. Anche perché in questo momento siamo abbastanza presi. Sa, stiamo chiudendo la rivista e...
- Oh quanto mi dispiace!
- Beh, siamo abituati, lo facciamo tutti i mesi...
- Vuole dire che tutti i mesi chiudete una rivista? Beh, ma prima o poi le finirete...
- No signora, non è proprio così...
- Sa che mi dispiace? Era una rivista così bella...
- Signora, forse c'è un malinteso... chiudere la rivista per noi significa completarla, prepararla per la stampa...
- Ma quindi questo non è l'ultimo numero?
- No, signora, assolutamente! è il contrario.
- Quindi è il primo!
- No, no, mi scusi. Ci stiamo confondendo. Questo è un numero come tutti gli altri. Solo che in questo momento non possiamo aggiungere più nulla... perchè ormai è pronto per la stampa.
- Si ma io non chiedevo mica un articolo. A me interessa una piccola news...
- Lei ha ragione signora, ma non è nostra abitudine inserire delle news perchè qualcuno ce le chiede. E poi, devo dirle che nella nostra rivista noi non parliamo di cuscinetti per carrelli elevatori...
- Perché avete qualcosa contro i cuscinetti?
- Ma ci mancherebbe signora Teresa! Solo che questa rivista parla di cibo, di bevande di luoghi da visitare...
- Si ma lo sa quanto incide sul costo finale di un prodotto lo stoccaggio fatto a regola d'arte con un carrello elevatore che usa i nostri cuscinetti?
- Il suo mi sembra un argomento molto interessante signora, davvero... ma come le dicevo...
- Si si ho capito. Senta può almeno farmi un piccolo favore?
- Mi dica. Se posso...
- Potrebbe gentilmente mandarmi una email in cui mi scrive in chiare lettere che avete ricevuto il comunicato ma non potete scrivere nulla perché la rivista chiude?
- No signora, la rivista non chiude, ripeto...
- Si vabbè, però io devo far vedere al signor Massironi uno straccio di prova!
- Scusi tanto signora Teresa, ma io non conosco nessun signor Massironi e poi le ripeto che la rivista non chiude! Chiudiamo solo il numero! Per favore...
- Allora, tanto per informarla... perché se lei è un vero giornalista non può non conoscere il signor Massironi. Il signor Massironi è il titolare del gruppo Lubrifica e l'inventore dei nostri cuscinetti!
- La ringrazio per l'informazione signora. Ora mi sento francamente più sereno.
- Sono contento per lei, ma io ho bisogno che lei mi scriva quelle due righe...
- Non posso, signora, davvero. Però le voglio dare una dritta...
- Mi dica tutto!
- Provi a chiamare la redazione dei nostri rivali... quelli di Sobri Mai. Non dovrei dirglielo ma ho sentito dire che stanno facendo un articolone gigantesco, una vera e propria comparativa di cuscinetti per carrelli elevatori!
- Questa si che è una notizia! La ringrazio! Ora li chiamo subito!
- Dovere signora, dovere! La saluto e non perda tempo, chiami immediatamente!
- Certo, certo! Grazie infinite, arrivederci...
- Arrivederci. (Click!)

30 gennaio 2009

Ammazzare il tempo


Lei è vestita come un brutto incidente di colori che si trovano per caso all'incrocio del buonsenso. Prende la metro ogni mattina per andare a lavoro e tu la eviti puntualmente e non perché sia brutta, non lo è. Non perché ti ricorda una che ti ha rigato la macchina, assolutamente. Neanche perché la sua forte intelligenza ti mette a disagio, affatto. Tu la eviti semplicemente perché la consideri inutile per la tua esistenza. Quei discorsi fatti di cacchette di bambini e scarpettine e borsettine deliziose e domeniche a fare shopping e pranzi dai suoceri e bava davanti alle vetrine di via Montenapoleone, a te non interessano. E nel malaugurato caso in cui dovessi trovarti a scambiarci due chiacchiere, anche solo pochi istanti ti sembrerebbero interminabili. La mattina hai bisogno dei tuoi attimi di preparazione prima di sentirti pronto a tuffarti nella bolgia: i tuoi riti, il tuo libro, la tua musica. Roba tua insomma, in cui non c'è spazio per nessuno. Tanto che se incontri per caso qualcuno che conosci, cambi vagone, cambi espressione, cambi canale...
Lei ti vede mentre sei pigiato nella folla. Con l'anima nel tuo iPod stai volando pensando a dita veloci che si muovono agili come delfini sulla tastiera di una chitarra con le corde di nylon. Non ce n'è per nessuno. Sei nel tuo mondo nonostante tutto. Nonostante tutto.

Poi, a un tratto senti qualcuno che ti tocca, ma fra tanta gente non ci fai caso, capita. Poi quel qualcuno ti toglie una cuffia dall'orecchio e ti urla:

- Ma ciaooooo! - E tu adesso hai soltanto un'ala e stai precipitando da quell'altezza sconsiderata che era il tuo splendido isolamento.
- Ma ciaooooo! - Ti dice sorridendo a 32 denti!
- ... - Trattieni il fiato e conti fino a 10 per arginare quella marea di insulti che ti arrivano spontanei dalle viscere. Non devi rispondere subito. Devi trattenerti. Dopotutto quella persona la vedi tutti i giorni, passate lunghe ore sotto lo stesso sterminato tetto aziendale, solo che vi ignorate. E allora se vi ignorate tutto il giorno perché non continuate per quella splendida strada? Misteri.

- Ti ho visto prima, mentre salivo in metro. Sembravi tutto concentrato! Mi sono detta: ora vado a sfotterlo un po'.
- ... - Sfottere un po'? Al mio paese questo non è sfottere. Al mio paese questo è armeggiare pericolosamente con gli attributi di un toro circondato da tendaggi rossi.
- Ascoltavi musica?
- ... - Respiri profondamente e saluti. - No, in realtà mi sono dimenticato le cuffie nelle orecchie da una settimana e non le trovavo più.
- Ma dai, sei sempre il solito spiritoso!
- .... - Io spiritoso? Ma quando mai ci ho parlato con questa?
- Cosa ascoltavi di bello?
- Il traffico.
- Il traffico?
- Si, mi sono registrato un'ora di clacson e schiamazzi a piazzale Loreto e me lo ascolto quando sono in metro così mi sembra di starmene in auto per i cavoli miei!
- Hahahahah, buona questa! Il traffico di piazzale Loreto!
- E già.
- Io invece stamattina ho fatto una corsa per prendere il pullman. Ho accompagnato la piccola all'asilo, perché mio marito non poteva. Fortunatamente l'autista mi ha vista e si è fermato...
- Che vita movimentata che hai!
- E non è finita! Oggi esco prima perché devo accompagnare mia suocera dal veterinario. Cioè non lei personalmente, il suo gatto. Però viene anche lei. Dopotutto il gatto è suo, hahahaha. Poi devo andare a vedere una borsa di Luìuittòn che forse mio marito mi deve regalare...
- Ma dai...
- Si, l'ho adocchiata da un paio di mesi. Gliel'ho chiesta come regalo di San Valentino...
- Sarai molto contenta...
- Moltissimo, davvero! La desidero così tanto... Ma guarda! Siamo arrivati alla nostra fermata! Vedi come passa in fretta il viaggio quando si fanno due chiacchiere?
- Da non crederci...
- Parli del più e del meno e il tempo vola.
- È proprio così, il tempo vola. - Peccato solo che a me piacerebbe tanto fermarlo il tempo, magari esattamente a quel secondo prima, quando stavo ascoltando Paco De Lucia e mi sembrava proprio di volare...

22 gennaio 2009

In carozzaaaa! (Atto secondo)

Protagonisti:

Lui
Lei
La folla
L'autista
Il sedile

L'autista: - Bene signori, i bagagli sono a posto. Ora, uno alla volta, entrate e accomodatevi. Prima vi sistemate, prima partiamo.
La folla: - Io, io, entro io...
Lei: – Franco, non ti far passare avanti, spingi pure tu...
Lui: – Maria, minchia! Ma cosa devo spingere se qui è tutto bloccato. Ma noi siamo sopra o sotto?
Lei: - Come, non lo sai? Vedi? Sei il solito! Non hai controllato prima di uscire! Io ho fatto le valige, ho preparato i regali, ho fatto la spesa, ho preparato i panini... tu una cosa dove fare!
Lui: - Si, una cosa dovevo fare, Maria. Dovevo spararti nel sonno!
La folla: - Signori, perché non vi togliete di mezzo e continuate a litigare dopo che siamo saliti tutti?
Lui: - Signora, ringrazia che sei una donna!
L'autista: - Non vi accalcate, dentro c'è posto per tutti. Anzi, ci sono almeno 10 sedili liberi. Entrate con calma e poi ne parlate dentro. Lei, si proprio lei, il signore che ha caricato i due armadi... Si sposti per favore...
Lui: - Io mi sposto quando mi pare e piace!
L'autista: - Vabbene, quando ha deciso mi fa un fischio...
Lui: - Ho il 54, sono sopra o sotto?
L'autista: - Io la metterei sotto volentieri!
Lui: - Giovanotto, faccia poco lo spiritoso che se m'incacchio qui chiamo i vigili e fermo tutto!
L'autista: - Si metta dove vuole, sono numerati solo i biglietti, i posti no. Così scegliete di sedervi dove volete...
Lei: - Vai sopra Franco! Corri sopra che stiamo più larghi!
Lui: – Ma porca di quella disperatissima *** Ma come faccio a correre che questa scala è stretta e c'ho il tacco della signora sulla gengiva!

La folla: - Ora che siamo su, scegliamoci i posto vicino al finestrino. Si, si, tutti vicino al finestrino... Cazzo! I finestrini non bastano...
Lui: - Maria ce l'ho fatta, sono su..
Sedile: – Non voglio, non voglio, non voglio...
Lui: – Ora scelgo un bel posto dietro così stiamo tranquilli...
Sedile: – Non voglio, non voglio, non voglio...
Lei: - Dietro ti sei seduto? Ma se lo sai che devo stare avanti se no mi sento male!
Lui: - Maria, prima che il gallo canti io ti avrò accoltellato nel sonno tre volte!
Lei: - Quando fai così io non ti sopporto proprio Franco!Tu questa cosa la devi sapere!
Lui: - Ora che ti sei sfogata mettiti a sedere e caccia un panino dalla borsa!
Lei: - Come lo vuoi?
Lui: - Quello con le melanzane e la salsiccia, va...
Lei: - Vabbene, quello con le patate e i peperoni lo conserviamo per dopo...

14 gennaio 2009

Si parte! (Atto primo)

Data: 22 dicembre 2008
Ora: 22,00
Luogo: Milano, stazione dei pullman di piazzale Lotto

Personaggi:

Lei
Lui
La folla
L'autista
Il pullman

Il marciapiede è pieno di valige. Fa freddo, c'è gente imbaccuccata dalla testa ai piedi.
Tutti aspettano il pullman che viaggerà di notte e li porterà, dopo un tragitto di circa 12/13 ore, in Basilicata.
In un posto dove la parola “ferrovia” è ancora considerata un termine straniero.
Passeranno il Natale con i parenti e tutti sono ansiosi di arrivare.

La folla: – Eccolo! L'ho visto! Laggiù in fondo nella nebbia... sta arrivando il... pullman!
Lei: – Franco, hai sentito? Arriva il pullman!
Lui: – Si ho sentito. Vabbè noi siamo alla fermata mica scappa
Lei: – Prendi subito le borse e mettiti avanti così le infili subito dentro...

Il grande automezzo a due piani si ferma. L'autista scende e apre il vano posteriore per sistemare i bagagli.

L'autista: – Bene signori. Allora inseriamo prima le borse di chi scende per ultimo, così potremo prenderle senza problemi alle varie fermate.
Lei: – Franco hai sentito? Apre il bagagliaio. Vai subito!
Lui: – Si ma noi non scendiamo per ultimi...
Lei: – Ma va! Non farti prendere per scemo, vai a metterti avanti...

L'uomo si liscia i baffi neri e imbraccia due borsoni che per dimensioni e peso potrebbero benissimo contenere una pariglia di buoi. Si immerge nella folla e sbuca davanti alla portiera orgoglioso

L'autista: – Lei scende all'ultima fermata?
Lui: – No, io scendo cinque fermate prima...
L'autista: – Allora perché sta qui davanti? Non vede che intralcia tutto. Si sposti per favore...
Lui: – Ma porca di quella ****
Lei: – Franco! Ma non vedi come ti fai trattare? Tutti mettono le borse e tu sei sempre l'ultimo!
Lui: - Guarda che c'è un ordine da rispettare...
Lei: – Si, si. Le solite scuse. Almeno potevi aspettare davanti alla porta visto che c'eri!
Lui: – Ma porca di quella ****

L'uomo con i baffi è sudato. Con quelle borse e il giaccone pesante non riesce a muoversi.

La folla: – Noi scendiamo prima, noi scendiamo prima!
Lei: – Franco, segui loro. Lo vedi quel signore come passa avanti a tutti?
Lui: – Ma porca di quella serenissima ****

L'uomo riafferra le borse e cerca di arrivare di nuovo allo sportello.

L'autista: – Di nuovo lei? Ha cambiato fermata? Scende alla penultima?
Lui: – No, io scendo cinque fermate prima dell'ultima...
L'autista: – Allora si sposti. Come facciamo a caricare i bagagli se lei mi mette questi due armadi davanti alla portiera?
Lui: – Ma porca di quella dolcissima ****

La donna è vestita da vera signora. Abbandona il suo presente di pulizie serali nelle aziende cittadine e si prepara a recitare la parte della nobildonna che vive al Nord e ce l'ha fatta. È così che deve mostrarsi quando sarà giù in paese. Per presentarsi bene si è anche rifatta la tinta e si è messa il rossetto arancione. Ha indossato la pelliccia che il marito le ha comperato con i soldi della liquidazione. Adesso lo guarda come se stesse parlando a uno scarafaggio.

Lei: – Ma io non lo so. Tu rendi difficili anche le cose semplici, Franco!
Lui: – Cos'è che faccio io? Ma che cazzo ci hai messo in queste borse che pesano tre quintali se ci dobbiamo fermare solo quattro giorni?
Lei: – Che cosa dovevo metterci Franco? Qualche regalo per zia Rosina, zia Concettina, zia Carmelina, zia Gelsomina. Quello che ingombra è sicuramente il pacco da otto di spumanti per zia Evelina. Il sottovaso in peltro per zia Ernestina è leggero...
Lui: – Ma porca di quella reverendissima ****
Lei: – Quando fai così, che ti innervosisci per nulla, non ti sopporto proprio Franco! Lo vedi che ci stanno guardando tutti? Lo vedi che mi fai sempre fare delle figure?
Lui: – **** (Questa non la posso proprio scrivere).

Finalmente i due borsoni finiscono nel bagagliaio.

L'autista: – Ma cosa diavolo ci ha messo dentro queste borse? Ci saranno mica dei cadaveri dentro?
Lui: – No, per ora no. Ma al ritorno spero di ficcarci dentro zia Rosina, zia Concettina, zia Carmelina e zia Gelsomina...
L'autista: – Senta, io dovrei farle pagare il sovraprezzo. Non si può andare in giro con questa roba. Ma qui l'hanno accompagnato con la ruspa?
Lui: – Pagare? No, no io non pago niente...
L'autista: – Lo sapevo. Senta vada a sedersi dentro, sennò qui non partiamo più. Poi ne riparliamo durante il viaggio...
Lui: – A disposizione. Possiamo parlarne quando vuole!

Comincia così il lungo calvario del viaggio. Io ero lì e ho visto tutto...

08 gennaio 2009

Teenagers


Starò invecchiando? Può darsi. Ti accorgi che non sei più un giovincello quando osservi i teenager e li trovi veramente stupidi. Sai benissimo di esserlo stato anche tu, ma all'epoca non te ne rendevi conto, invece adesso tutto è chiarissimo, lampante.
Forse, in effetti, non serve una laurea per provare un vago senso di imbarazzo quando ti bardi dalla testa ai piedi per affrontare i 30 centimetri di neve scesa a Milano e, davanti a te, osservi due ragazzine colorate con tanto di piumino d'oca griffato, jeans stretti alla caviglia e scarpe di tela. Si, proprio così, scarpettine di tela, Converse All Star, di quelle che si usavano 20 anni fa, però d'estate. Adesso no, adesso si portano tassativamente tutto l'anno e se sono inzuppate, fradice di acqua e fango gelato sono ancora più fighe. Le ragazze mi camminano davanti all'uscita della metro di Piazza Udine. I loro zainetti Eastpack sono ricamati di ciondolini a forma di peluche e scritte fosforecenti. Leggo chiaramente “I Love Tiziano Ferro” su uno dei due e capisco che quella ragazzina sta vivendo un momento molto difficile.
Si dirigono verso i giardinetti ascoltando musica da un solo iPod, un auricolare a testa. Ma come cazzo fanno?
Vicino alle panchine semisepolte dalla neve ci sono due ragazzi. Riconoscono le due pischelle e vanno loro incontro. Mentre si avvicinano noto i brufoli sul viso che tradiscono i loro sedici anni. Sono teenager anche loro, ma non indossano scarpe di tela, loro no. Loro hanno scarponcini di gomma che proteggono bene i piedi dal freddo e bomber pesanti super imbottiti. Dieci centimetri sotto l'elastico dei giubbotti noto le cinture che tengono su, a mala pena, dei pantaloni di quattro taglie più larghi. Salutano le ragazze e proseguono insieme.
Ora sono tutti e quattro di spalle e non posso fare a meno di sorridere. Nevica. Fa un freddo cane. Le ragazze hanno i jeans inzuppati fino alla caviglia e continuano ad ascoltare l'iPod. I giovanotti passeggiano spavaldi al loro fianco con le chiappe al vento e le mutande completamente di fuori. Camminano con quella postura un po' strana, a gambe larghe, di chi si è cagato addosso e vorrebbe evitare di sporcarsi. Forse oggi non andranno a scuola. Magari perché non funzionano i termosifoni. Forse si cercheranno un posto per stare insieme e fumare, ma non sarebbe tutto più semplice se avessero anche le pacche calde e i piedi asciutti?
Certo che a volte mi sento davvero vecchio... però poi penso a chi ascolta Tiziano Ferro e allora sono proprio contento di esserlo.

03 gennaio 2009

La signora Marilena


- Pronto, è lei il signor Salvatore
- Buongiorno, sono io. Con chi ho il piacere di parlare?
- Buongiorno, signor Salvatore. Sono la signora Marilena della SuperFry srl, so che mi aveva cercato…
- Che piacere, signora Marilena. A dire il vero sto provando a chiamare in azienda da circa una settimana. Sto scrivendo un articolo sulle friggitrici. Il pezzo andrà sulla rivista State sobri se potete
- Che coincidenza! Sa che noi costruiamo proprio friggitrici?
- Ma va? Certo che i casi della vita…
- Davvero una bella coincidenza! Mi dica pure, come posso aiutarla?
- Bene... non so se lei è la persona giusta, comunque le spiego…
- Mi dica tutto. Io sono la moglie del titolare. In questo periodo mio marito è fuori per lavoro e prendo io le telefonate dei fornitori.
- Molto bene signora Marilena. Come le dicevo, io non sono un fornitore, sono un giornalista...
- Massì, è lo stesso, cosa vuole che cambi!
- In effetti ci sarebbero delle piccole differenze, ma non importa. Le spiego meglio perché l’ho cercata. Come le dicevo. Dovendo fare questo pezzo, in cui sarà presente una vetrina di friggitrici con le schede tecniche e con le foto, mi chiedevo se potesse essere così gentile da mandarmi del materiale…
- Vuole una friggitrice?
- No, no. Mi basta una foto in alta e un pdf con la scheda tecnica…
- Certo, certo, nessun problema. Qual è il suo numero di fax?
- Forse non mi sono spiegato bene, signora Marilena, io parlavo di foto in formato digitale
- Di queste cose non ne so molto, dovrei informarmi…
- Signora, voi avete fatto una brochure…
- No, no, lei si sbaglia! Noi facciamo friggitrici..
- Forse non mi sono spiegato, signora. Mi riferivo al catalogo. Voi avete fatto un catalogo.
- Davvero?
- Beh, si, ce l’ho qua davanti agli occhi, l’ho preso in fiera al vostro stand. Dicevo, siccome avete realizzato una bro... cioè un catalogo, sicuramente avrete anche delle fotografie in formato digitale…
- Mio marito ha una polaroid, può andare bene?
- No signora Marilena, purtroppo quelle non vanno bene. Le foto digitali sono... come quelle che fa col telefonino…
- Aaaah, ma allora poteva dirmelo subito!
- Bene signora, sono contento di essermi spiegato.
- Allora facciamo così: io faccio una foto a una friggitrice con il mio telefonino, poi quando viene mio marito la stampiamo e gliela mando via fax. Che ne dice?
- Dico che il fax non va bene signora.
- Cosa vuol dire che il fax non va bene?
- (*****)… Si è rotto signora Marilena! Ecco si, il nostro fax si è scassato e non possiamo più riceve nulla!
- Mi scusi signor Salvatore, però lei mi sta facendo perdere tempo, prima mi dice che vuole il materiale e poi mi dice il vostro fax non funziona! Mi scusi se mi permetto, ma questo non è modo di lavorare. Io con i fornitori faccio tutto via fax, al giorno d’oggi un’azienda seria non può mica lavorare senza questi strumenti…
- Sono costernato signora Marilena, mi sa che dovremo attrezzarci quanto prima, assolutamente… Facciamo che ci risentiamo appena sistemiamo il fax?
- Ecco, bravo signor Salvatore, poi quando le funziona tutto, mi chiama e io le mando una bella polaroid che quella è pure a colori e vedrà come viene bene la nostra friggitrice…
- Ottimo signora. Intanto la saluto e le auguro una buona giornata…
- Si, si, vabbene, vebbene. Arrivederci… (click). Ma come si fa a lavorare senza il fax, al giorno d'oggi! Roba da non credere. È per questo che l’Italia va a rotoli…