30 gennaio 2009

Ammazzare il tempo


Lei è vestita come un brutto incidente di colori che si trovano per caso all'incrocio del buonsenso. Prende la metro ogni mattina per andare a lavoro e tu la eviti puntualmente e non perché sia brutta, non lo è. Non perché ti ricorda una che ti ha rigato la macchina, assolutamente. Neanche perché la sua forte intelligenza ti mette a disagio, affatto. Tu la eviti semplicemente perché la consideri inutile per la tua esistenza. Quei discorsi fatti di cacchette di bambini e scarpettine e borsettine deliziose e domeniche a fare shopping e pranzi dai suoceri e bava davanti alle vetrine di via Montenapoleone, a te non interessano. E nel malaugurato caso in cui dovessi trovarti a scambiarci due chiacchiere, anche solo pochi istanti ti sembrerebbero interminabili. La mattina hai bisogno dei tuoi attimi di preparazione prima di sentirti pronto a tuffarti nella bolgia: i tuoi riti, il tuo libro, la tua musica. Roba tua insomma, in cui non c'è spazio per nessuno. Tanto che se incontri per caso qualcuno che conosci, cambi vagone, cambi espressione, cambi canale...
Lei ti vede mentre sei pigiato nella folla. Con l'anima nel tuo iPod stai volando pensando a dita veloci che si muovono agili come delfini sulla tastiera di una chitarra con le corde di nylon. Non ce n'è per nessuno. Sei nel tuo mondo nonostante tutto. Nonostante tutto.

Poi, a un tratto senti qualcuno che ti tocca, ma fra tanta gente non ci fai caso, capita. Poi quel qualcuno ti toglie una cuffia dall'orecchio e ti urla:

- Ma ciaooooo! - E tu adesso hai soltanto un'ala e stai precipitando da quell'altezza sconsiderata che era il tuo splendido isolamento.
- Ma ciaooooo! - Ti dice sorridendo a 32 denti!
- ... - Trattieni il fiato e conti fino a 10 per arginare quella marea di insulti che ti arrivano spontanei dalle viscere. Non devi rispondere subito. Devi trattenerti. Dopotutto quella persona la vedi tutti i giorni, passate lunghe ore sotto lo stesso sterminato tetto aziendale, solo che vi ignorate. E allora se vi ignorate tutto il giorno perché non continuate per quella splendida strada? Misteri.

- Ti ho visto prima, mentre salivo in metro. Sembravi tutto concentrato! Mi sono detta: ora vado a sfotterlo un po'.
- ... - Sfottere un po'? Al mio paese questo non è sfottere. Al mio paese questo è armeggiare pericolosamente con gli attributi di un toro circondato da tendaggi rossi.
- Ascoltavi musica?
- ... - Respiri profondamente e saluti. - No, in realtà mi sono dimenticato le cuffie nelle orecchie da una settimana e non le trovavo più.
- Ma dai, sei sempre il solito spiritoso!
- .... - Io spiritoso? Ma quando mai ci ho parlato con questa?
- Cosa ascoltavi di bello?
- Il traffico.
- Il traffico?
- Si, mi sono registrato un'ora di clacson e schiamazzi a piazzale Loreto e me lo ascolto quando sono in metro così mi sembra di starmene in auto per i cavoli miei!
- Hahahahah, buona questa! Il traffico di piazzale Loreto!
- E già.
- Io invece stamattina ho fatto una corsa per prendere il pullman. Ho accompagnato la piccola all'asilo, perché mio marito non poteva. Fortunatamente l'autista mi ha vista e si è fermato...
- Che vita movimentata che hai!
- E non è finita! Oggi esco prima perché devo accompagnare mia suocera dal veterinario. Cioè non lei personalmente, il suo gatto. Però viene anche lei. Dopotutto il gatto è suo, hahahaha. Poi devo andare a vedere una borsa di Luìuittòn che forse mio marito mi deve regalare...
- Ma dai...
- Si, l'ho adocchiata da un paio di mesi. Gliel'ho chiesta come regalo di San Valentino...
- Sarai molto contenta...
- Moltissimo, davvero! La desidero così tanto... Ma guarda! Siamo arrivati alla nostra fermata! Vedi come passa in fretta il viaggio quando si fanno due chiacchiere?
- Da non crederci...
- Parli del più e del meno e il tempo vola.
- È proprio così, il tempo vola. - Peccato solo che a me piacerebbe tanto fermarlo il tempo, magari esattamente a quel secondo prima, quando stavo ascoltando Paco De Lucia e mi sembrava proprio di volare...

22 gennaio 2009

In carozzaaaa! (Atto secondo)

Protagonisti:

Lui
Lei
La folla
L'autista
Il sedile

L'autista: - Bene signori, i bagagli sono a posto. Ora, uno alla volta, entrate e accomodatevi. Prima vi sistemate, prima partiamo.
La folla: - Io, io, entro io...
Lei: – Franco, non ti far passare avanti, spingi pure tu...
Lui: – Maria, minchia! Ma cosa devo spingere se qui è tutto bloccato. Ma noi siamo sopra o sotto?
Lei: - Come, non lo sai? Vedi? Sei il solito! Non hai controllato prima di uscire! Io ho fatto le valige, ho preparato i regali, ho fatto la spesa, ho preparato i panini... tu una cosa dove fare!
Lui: - Si, una cosa dovevo fare, Maria. Dovevo spararti nel sonno!
La folla: - Signori, perché non vi togliete di mezzo e continuate a litigare dopo che siamo saliti tutti?
Lui: - Signora, ringrazia che sei una donna!
L'autista: - Non vi accalcate, dentro c'è posto per tutti. Anzi, ci sono almeno 10 sedili liberi. Entrate con calma e poi ne parlate dentro. Lei, si proprio lei, il signore che ha caricato i due armadi... Si sposti per favore...
Lui: - Io mi sposto quando mi pare e piace!
L'autista: - Vabbene, quando ha deciso mi fa un fischio...
Lui: - Ho il 54, sono sopra o sotto?
L'autista: - Io la metterei sotto volentieri!
Lui: - Giovanotto, faccia poco lo spiritoso che se m'incacchio qui chiamo i vigili e fermo tutto!
L'autista: - Si metta dove vuole, sono numerati solo i biglietti, i posti no. Così scegliete di sedervi dove volete...
Lei: - Vai sopra Franco! Corri sopra che stiamo più larghi!
Lui: – Ma porca di quella disperatissima *** Ma come faccio a correre che questa scala è stretta e c'ho il tacco della signora sulla gengiva!

La folla: - Ora che siamo su, scegliamoci i posto vicino al finestrino. Si, si, tutti vicino al finestrino... Cazzo! I finestrini non bastano...
Lui: - Maria ce l'ho fatta, sono su..
Sedile: – Non voglio, non voglio, non voglio...
Lui: – Ora scelgo un bel posto dietro così stiamo tranquilli...
Sedile: – Non voglio, non voglio, non voglio...
Lei: - Dietro ti sei seduto? Ma se lo sai che devo stare avanti se no mi sento male!
Lui: - Maria, prima che il gallo canti io ti avrò accoltellato nel sonno tre volte!
Lei: - Quando fai così io non ti sopporto proprio Franco!Tu questa cosa la devi sapere!
Lui: - Ora che ti sei sfogata mettiti a sedere e caccia un panino dalla borsa!
Lei: - Come lo vuoi?
Lui: - Quello con le melanzane e la salsiccia, va...
Lei: - Vabbene, quello con le patate e i peperoni lo conserviamo per dopo...

14 gennaio 2009

Si parte! (Atto primo)

Data: 22 dicembre 2008
Ora: 22,00
Luogo: Milano, stazione dei pullman di piazzale Lotto

Personaggi:

Lei
Lui
La folla
L'autista
Il pullman

Il marciapiede è pieno di valige. Fa freddo, c'è gente imbaccuccata dalla testa ai piedi.
Tutti aspettano il pullman che viaggerà di notte e li porterà, dopo un tragitto di circa 12/13 ore, in Basilicata.
In un posto dove la parola “ferrovia” è ancora considerata un termine straniero.
Passeranno il Natale con i parenti e tutti sono ansiosi di arrivare.

La folla: – Eccolo! L'ho visto! Laggiù in fondo nella nebbia... sta arrivando il... pullman!
Lei: – Franco, hai sentito? Arriva il pullman!
Lui: – Si ho sentito. Vabbè noi siamo alla fermata mica scappa
Lei: – Prendi subito le borse e mettiti avanti così le infili subito dentro...

Il grande automezzo a due piani si ferma. L'autista scende e apre il vano posteriore per sistemare i bagagli.

L'autista: – Bene signori. Allora inseriamo prima le borse di chi scende per ultimo, così potremo prenderle senza problemi alle varie fermate.
Lei: – Franco hai sentito? Apre il bagagliaio. Vai subito!
Lui: – Si ma noi non scendiamo per ultimi...
Lei: – Ma va! Non farti prendere per scemo, vai a metterti avanti...

L'uomo si liscia i baffi neri e imbraccia due borsoni che per dimensioni e peso potrebbero benissimo contenere una pariglia di buoi. Si immerge nella folla e sbuca davanti alla portiera orgoglioso

L'autista: – Lei scende all'ultima fermata?
Lui: – No, io scendo cinque fermate prima...
L'autista: – Allora perché sta qui davanti? Non vede che intralcia tutto. Si sposti per favore...
Lui: – Ma porca di quella ****
Lei: – Franco! Ma non vedi come ti fai trattare? Tutti mettono le borse e tu sei sempre l'ultimo!
Lui: - Guarda che c'è un ordine da rispettare...
Lei: – Si, si. Le solite scuse. Almeno potevi aspettare davanti alla porta visto che c'eri!
Lui: – Ma porca di quella ****

L'uomo con i baffi è sudato. Con quelle borse e il giaccone pesante non riesce a muoversi.

La folla: – Noi scendiamo prima, noi scendiamo prima!
Lei: – Franco, segui loro. Lo vedi quel signore come passa avanti a tutti?
Lui: – Ma porca di quella serenissima ****

L'uomo riafferra le borse e cerca di arrivare di nuovo allo sportello.

L'autista: – Di nuovo lei? Ha cambiato fermata? Scende alla penultima?
Lui: – No, io scendo cinque fermate prima dell'ultima...
L'autista: – Allora si sposti. Come facciamo a caricare i bagagli se lei mi mette questi due armadi davanti alla portiera?
Lui: – Ma porca di quella dolcissima ****

La donna è vestita da vera signora. Abbandona il suo presente di pulizie serali nelle aziende cittadine e si prepara a recitare la parte della nobildonna che vive al Nord e ce l'ha fatta. È così che deve mostrarsi quando sarà giù in paese. Per presentarsi bene si è anche rifatta la tinta e si è messa il rossetto arancione. Ha indossato la pelliccia che il marito le ha comperato con i soldi della liquidazione. Adesso lo guarda come se stesse parlando a uno scarafaggio.

Lei: – Ma io non lo so. Tu rendi difficili anche le cose semplici, Franco!
Lui: – Cos'è che faccio io? Ma che cazzo ci hai messo in queste borse che pesano tre quintali se ci dobbiamo fermare solo quattro giorni?
Lei: – Che cosa dovevo metterci Franco? Qualche regalo per zia Rosina, zia Concettina, zia Carmelina, zia Gelsomina. Quello che ingombra è sicuramente il pacco da otto di spumanti per zia Evelina. Il sottovaso in peltro per zia Ernestina è leggero...
Lui: – Ma porca di quella reverendissima ****
Lei: – Quando fai così, che ti innervosisci per nulla, non ti sopporto proprio Franco! Lo vedi che ci stanno guardando tutti? Lo vedi che mi fai sempre fare delle figure?
Lui: – **** (Questa non la posso proprio scrivere).

Finalmente i due borsoni finiscono nel bagagliaio.

L'autista: – Ma cosa diavolo ci ha messo dentro queste borse? Ci saranno mica dei cadaveri dentro?
Lui: – No, per ora no. Ma al ritorno spero di ficcarci dentro zia Rosina, zia Concettina, zia Carmelina e zia Gelsomina...
L'autista: – Senta, io dovrei farle pagare il sovraprezzo. Non si può andare in giro con questa roba. Ma qui l'hanno accompagnato con la ruspa?
Lui: – Pagare? No, no io non pago niente...
L'autista: – Lo sapevo. Senta vada a sedersi dentro, sennò qui non partiamo più. Poi ne riparliamo durante il viaggio...
Lui: – A disposizione. Possiamo parlarne quando vuole!

Comincia così il lungo calvario del viaggio. Io ero lì e ho visto tutto...

08 gennaio 2009

Teenagers


Starò invecchiando? Può darsi. Ti accorgi che non sei più un giovincello quando osservi i teenager e li trovi veramente stupidi. Sai benissimo di esserlo stato anche tu, ma all'epoca non te ne rendevi conto, invece adesso tutto è chiarissimo, lampante.
Forse, in effetti, non serve una laurea per provare un vago senso di imbarazzo quando ti bardi dalla testa ai piedi per affrontare i 30 centimetri di neve scesa a Milano e, davanti a te, osservi due ragazzine colorate con tanto di piumino d'oca griffato, jeans stretti alla caviglia e scarpe di tela. Si, proprio così, scarpettine di tela, Converse All Star, di quelle che si usavano 20 anni fa, però d'estate. Adesso no, adesso si portano tassativamente tutto l'anno e se sono inzuppate, fradice di acqua e fango gelato sono ancora più fighe. Le ragazze mi camminano davanti all'uscita della metro di Piazza Udine. I loro zainetti Eastpack sono ricamati di ciondolini a forma di peluche e scritte fosforecenti. Leggo chiaramente “I Love Tiziano Ferro” su uno dei due e capisco che quella ragazzina sta vivendo un momento molto difficile.
Si dirigono verso i giardinetti ascoltando musica da un solo iPod, un auricolare a testa. Ma come cazzo fanno?
Vicino alle panchine semisepolte dalla neve ci sono due ragazzi. Riconoscono le due pischelle e vanno loro incontro. Mentre si avvicinano noto i brufoli sul viso che tradiscono i loro sedici anni. Sono teenager anche loro, ma non indossano scarpe di tela, loro no. Loro hanno scarponcini di gomma che proteggono bene i piedi dal freddo e bomber pesanti super imbottiti. Dieci centimetri sotto l'elastico dei giubbotti noto le cinture che tengono su, a mala pena, dei pantaloni di quattro taglie più larghi. Salutano le ragazze e proseguono insieme.
Ora sono tutti e quattro di spalle e non posso fare a meno di sorridere. Nevica. Fa un freddo cane. Le ragazze hanno i jeans inzuppati fino alla caviglia e continuano ad ascoltare l'iPod. I giovanotti passeggiano spavaldi al loro fianco con le chiappe al vento e le mutande completamente di fuori. Camminano con quella postura un po' strana, a gambe larghe, di chi si è cagato addosso e vorrebbe evitare di sporcarsi. Forse oggi non andranno a scuola. Magari perché non funzionano i termosifoni. Forse si cercheranno un posto per stare insieme e fumare, ma non sarebbe tutto più semplice se avessero anche le pacche calde e i piedi asciutti?
Certo che a volte mi sento davvero vecchio... però poi penso a chi ascolta Tiziano Ferro e allora sono proprio contento di esserlo.

03 gennaio 2009

La signora Marilena


- Pronto, è lei il signor Salvatore
- Buongiorno, sono io. Con chi ho il piacere di parlare?
- Buongiorno, signor Salvatore. Sono la signora Marilena della SuperFry srl, so che mi aveva cercato…
- Che piacere, signora Marilena. A dire il vero sto provando a chiamare in azienda da circa una settimana. Sto scrivendo un articolo sulle friggitrici. Il pezzo andrà sulla rivista State sobri se potete
- Che coincidenza! Sa che noi costruiamo proprio friggitrici?
- Ma va? Certo che i casi della vita…
- Davvero una bella coincidenza! Mi dica pure, come posso aiutarla?
- Bene... non so se lei è la persona giusta, comunque le spiego…
- Mi dica tutto. Io sono la moglie del titolare. In questo periodo mio marito è fuori per lavoro e prendo io le telefonate dei fornitori.
- Molto bene signora Marilena. Come le dicevo, io non sono un fornitore, sono un giornalista...
- Massì, è lo stesso, cosa vuole che cambi!
- In effetti ci sarebbero delle piccole differenze, ma non importa. Le spiego meglio perché l’ho cercata. Come le dicevo. Dovendo fare questo pezzo, in cui sarà presente una vetrina di friggitrici con le schede tecniche e con le foto, mi chiedevo se potesse essere così gentile da mandarmi del materiale…
- Vuole una friggitrice?
- No, no. Mi basta una foto in alta e un pdf con la scheda tecnica…
- Certo, certo, nessun problema. Qual è il suo numero di fax?
- Forse non mi sono spiegato bene, signora Marilena, io parlavo di foto in formato digitale
- Di queste cose non ne so molto, dovrei informarmi…
- Signora, voi avete fatto una brochure…
- No, no, lei si sbaglia! Noi facciamo friggitrici..
- Forse non mi sono spiegato, signora. Mi riferivo al catalogo. Voi avete fatto un catalogo.
- Davvero?
- Beh, si, ce l’ho qua davanti agli occhi, l’ho preso in fiera al vostro stand. Dicevo, siccome avete realizzato una bro... cioè un catalogo, sicuramente avrete anche delle fotografie in formato digitale…
- Mio marito ha una polaroid, può andare bene?
- No signora Marilena, purtroppo quelle non vanno bene. Le foto digitali sono... come quelle che fa col telefonino…
- Aaaah, ma allora poteva dirmelo subito!
- Bene signora, sono contento di essermi spiegato.
- Allora facciamo così: io faccio una foto a una friggitrice con il mio telefonino, poi quando viene mio marito la stampiamo e gliela mando via fax. Che ne dice?
- Dico che il fax non va bene signora.
- Cosa vuol dire che il fax non va bene?
- (*****)… Si è rotto signora Marilena! Ecco si, il nostro fax si è scassato e non possiamo più riceve nulla!
- Mi scusi signor Salvatore, però lei mi sta facendo perdere tempo, prima mi dice che vuole il materiale e poi mi dice il vostro fax non funziona! Mi scusi se mi permetto, ma questo non è modo di lavorare. Io con i fornitori faccio tutto via fax, al giorno d’oggi un’azienda seria non può mica lavorare senza questi strumenti…
- Sono costernato signora Marilena, mi sa che dovremo attrezzarci quanto prima, assolutamente… Facciamo che ci risentiamo appena sistemiamo il fax?
- Ecco, bravo signor Salvatore, poi quando le funziona tutto, mi chiama e io le mando una bella polaroid che quella è pure a colori e vedrà come viene bene la nostra friggitrice…
- Ottimo signora. Intanto la saluto e le auguro una buona giornata…
- Si, si, vabbene, vebbene. Arrivederci… (click). Ma come si fa a lavorare senza il fax, al giorno d'oggi! Roba da non credere. È per questo che l’Italia va a rotoli…